La lotta biologica con utilizzo di nemici naturali

on Aprile 21 | in Progettare Giardino Biologico | by | with No Comments

In natura ogni specie animale o vegetale ha degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni o competitori) che contribuiscono ad impedirne la proliferazione incontrollata.

La lotta biologica consiste proprio nell’uso di questi “nemici naturali” per contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili e, di riflesso, nell’incremento del numero di specie all’interno dell’agroecosistema, che diviene maggiormente complesso e quindi più stabile.

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Gli organismi utilizzati nella lotta biologica come antagonisti dei fitofagi sono insetti, acari e nematodi ma anche microrganismi.  Ognuno di essi può intrattenere con gli insetti dannosi rapporti diversi. In base ai questi rapporti vengono distinti in:

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  • predatori: organismi che attaccano e si nutrono di più individui della popolazione di fitofagi. Alcuni ausiliari sono predatori per tutta la durata del loro ciclo vitale (fitoseidi, miridi, coccinellidi, antocoridi), altri solo allo stadio larvale.
  • parassiti: organismi che vivono a spese dell’ospite causandogli danni più o meno gravi ma non la morte.
  • parassitoidi o parassiti predatori: organismi che vivono a spese dell’ospite causandone la morte. Si tratta quasi sempre di insetti, le cui femmine depongono un uovo all’interno del corpo dell’ospite. Alla nascita la larva si alimenta dei tessuti dell’insetto ospite fino allo sfarfallamento dell’adulto, pronto a dare inizio a una nuova generazione. 

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  • agenti patogeni: microrganismi che sono in grado di causare nel fitofago una malattia mortale. Virus e batteri agiscono in seguito a ingestione danneggiando solitamente gli organi intestinali dell’insetto, mentre i funghi penetrano nel fitofago dalla cuticola moltiplicandosi a spese degli organi interni.
  • competitori: si tratta di organismi che competono con l’organismo patogeno per la colonizzazione di una parte della pianta coltivata. Gli organismi competitori non arrecano però danni alla pianta coltivata. Sono generalmente funghi che entrano in competizione con altri funghi. In alcuni casi, ad esempio nel caso del cancro del castagno (Endothia parasitica) si tratta di ceppi ipovirulenti dello stesso fungo parassita.

L’attività degli organismi utilizzati per la lotta biologica dipende, oltre che da condizioni climatiche e ambientali, anche dalla densità della popolazione ospite: a maggiori densità della popolazione di fitofagi, corrisponde una maggiore efficacia dei nemici naturali che riescono a trovare e attaccare un maggior numero di “prede”.

Inoltre le popolazioni di organismi utili, come quelle di insetti dannosi, sono soggette a una serie di fattori che ne limitano la proliferazione: per fare previsioni sull’efficacia di un intervento di lotta è necessario conoscere approfonditamente esigenze e caratteristiche biologiche sia del fitofago che del suo antagonista.

Di conseguenza anche le condizioni di impiego (ad es. temperatura e umidità dell’aria e del suolo, momento e modalità di distribuzione, ecc.) devono essere controllate attentamente perché giocano un ruolo importante nel determinare la buona riuscita dell’intervento.

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Gli organismi utili

Il controllo diretto in agricoltura biologica deve prevedere l’integrazione di più metodologie e il ricorso ai mezzi tecnici ammessi deve essere limitato ai casi di effettiva necessità, per limitare i danni alla produzione e/o alle piante.

Gli studi sugli antagonisti degli insetti dannosi e anche dei funghi hanno portato all’individuazione di insetti utili, nematodi, funghi, virus, batteri, micoplasmi e protozoi che limitano lo sviluppo degli agenti patogeni alle colture.

L’agricoltore biologico cercherà di mettere in atto tutte quelle azioni interne all’azienda che favoriscano lo sviluppo degli organismi utili.

Alcuni esempi:

  • Utilizzare i mezzi tecnici solo quando necessario e alle dosi indicate (anche se trattasi di prodotti ammessi per l’agricoltura biologica).
  • Quando possibile preferire il controllo biologico.
  • Impiantare siepi utilizzando specie locali nettarifere, che producono frutti carnosi, che siano infestate da insetti ad esse dannose ma utilizzate da insetti utili come prede alternative.
  • Preservare i muretti a secco, i vecchi alberi, le capezzagne, gli alberi ad alto fusto.
  • Lavorare il terreno lasciando zone temporaneamente inerbite (es. in prossimità degli alberi).
  • Quando possibile preferire l’inerbimento, anche se limitato alla fila, rispetto alle lavorazioni del terreno.
  • Mantenere gli impianti arborei inerbiti d’inverno.
  • Installare nidi artificiali.
  • Limitare l’ampiezza degli appezzamenti, compatibilmente con le esigenze di meccanizzazione.

Rispettando queste semplici regole si innesca il processo di equilibrio e guarigione della pianta a beneficio dell’ambiente e quindi di tutti noi.

 

 

 

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