La fertilizzazione dell’orto biologico

on Dicembre 15 | in Orto Biodinamico | by | with No Comments

L’humus

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L’humus è formato da sostanze organiche composte in prevalenza dalla decomposizione dei residui vegetali delle piante o dei fertilizzanti naturali, operata dagli organismi terricoli e dai microrganismi.

Le sostanze umiche, a differenza delle sostanze organiche di partenza, resistono meglio alla disgregazione e sono pertanto più “stabili”.

La formazione dell’humus necessita sempre di sostanza organica vegetale con molte fibre: un erbaio di sovescio, ad esempio, è una buona fonte di materiale per formare humus; i liquami invece, se non compostati insieme alle sostanze vegetali fibrose, non formano humus.

Le principali caratteristiche dell’humus sono il colore scuro; la capacità di attrarre acqua e principi nutritivi e il trattenimento dell’anidride carbonica, caratteristica per la quale terreni ricchi di humus riducono significativamente l’anidride carbonica dell’atmosfera. Inoltre è composto da una molecola piuttosto grande e ramificata che rende morbido e lavorabile il terreno. Ha una grande capacità di aggregazione delle particelle del terreno e aiuta quindi nella stabilizzazione delle zolle contro gli agenti atmosferici. Al suo interno si trova azoto (5%), fosforo (0,5%) e altri elementi chimici che servono, durante la sua decomposizione, a produrre principi nutritivi utili alle piante. È infine una sostanza dinamica che si forma di continuo grazie alla sostanza organica interrata.

La fertilizzazione

Si interviene con la fertilizzazione, fondamentalmente nel caso in cui sia necessario colmare le perdite annuali di humus, nel caso sia necessario liberare principi nutritivi a sostegno delle coltivazioni.  Talvolta è essenziale anche per aumentare il contenuto di humus nel terreno.

Si utilizzeranno perciò preferibilmente fertilizzanti con una buona resa in humus e che liberino un numero soddisfacente di principi nutritivi.

Nell’orto familiare si fertilizza una volta all’anno, a fine inverno o a inizio primavera con la preparazione del terreno in misura adeguata in funzione all’apporto di principi nutritivi necessari e alla formazione di ulteriori riserve di humus.  I principi nutritivi che arrivano alle piante derivano quindi in parte dalla fertilizzazione e in parte dall’humus già presente nel terreno decomposto. Lo sprigionamento dei principi nutritivi avviene grazie all’azione dei microrganismi terricoli che per operare ricercano un terreno pulito e accogliente dal punto di vista strutturale.

I concimi ideali sono a lento rilascio di nutrimenti così che i principi nutritivi siano distribuiti in modo costante ed equilibrato. Nella bella stagione poi, grazie anche alle temperature del terreno, ci sarà maggiore attività microbica la quale favorirà un buon flusso di principi nutritivi per assecondare le crescenti esigenze nutrizionali da parte del terreno per il periodo estivo.

Nel periodo invernale le esigenze del terreno diminuiranno e il terreno si raffredderà con conseguenze sull’attività microbica che sarà ridotta così come ridotto sarà il rilascio di nutrienti. In questo periodo bisogna porre particolare attenzione alle esigenze del terreno in termini di idratazione, di permeabilità ad acqua e aria, e ad evitare che si compatti o sviluppi la crosta: ecco perché, in caso di terreno non coltivato, si consiglia di proteggerlo con fogli di cartone o giornale o con erba secca.

Il letame, il compost e lo stallatico sono i più utilizzati e i più produttivi come concimi naturali. Per quanto riguarda invece l’uso dei residui colturali degli ortaggi la loro resa in humus è molto ridotta in quanto possiedono scarsa lignificazione.  Altri concimi naturali come i macerati, le borlande, i sottoprodotti della macellazione e la cenere, anch’essi poco produttivi in termini di humus, non sono di grande interesse in quanto risultano utili solo raramente come nel caso in cui ci sia necessità di utilizzare un concime a rapido rilascio di nutrienti oppure si debba intervenire su piante con particolari problemi nutrizionali o di parassiti.

Anche l’utilizzo del solo sovescio non è sufficiente a d aumentare le riserve di humus presenti nel terreno. Si riesce a incrementare la produzione di humus in caso di erbai con elevate produzioni di massa come il sorgo sudanese (Sudan Grass).  Alternando quindi semplicemente la coltura a un sovescio all’anno si manterrà solamente il livello umico. Anche se non genera humus il sovescio è comunque una tecnica importante e produttiva sotto altri aspetti che si consiglia di eseguire ogni 3-4 anni.

 La cenere prodotta dalla legna

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Un’altra sostanza riutilizzata nell’agricoltura è la cenere prodotto dalle stufe a legna o dai camini. La cenere è una sostanza ricca di diversi principi nutritivi come calcio, magnesio, fosforo e potassio che però, al contrario di quanto si crede, non è un buon fertilizzante: infatti non produce humus e inoltre la cenere è ricca di Sali minerali, pertanto un uso eccessivo renderebbe il terreno eccessivamente salino e non ospitale.

Si consiglia pertanto di non usarla come concime ma di distribuirla nel composter in quantità limitate così che la massa possa “digerirla” (1-2 kg per ogni metro cubo).

Nel caso non si disponga del dispositivo di compostaggio sarà opportuno gettarla con i rifiuti umidi così che venga poi smaltita attraverso il compostaggio in grandi impianti (presso i Comuni con efficiente sistema di raccolta differenziata).

La paglia

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Anche la lignina, presente ad esempio nella paglia, nelle foglie secche e nel legno tritato, può dare un importante contributo al terreno se si osservano alcuni accorgimenti. In effetti questi materiali sono poveri di azoto, un elemento necessario per la trasformazione in humus. Sarà pertanto necessario, al momento dell’interramento, somministrare l’azoto mancante per raggiungere la corretta proporzione (10 gr di azoto ogni 100 gr di carbonio).  Infatti la paglia ne contiene 1 gr ogni 100 gr di carbonio, le foglie secche 2 gr e il legno 0,2 gr.

Se così non si procedesse i microrganismi andrebbero a prendere l’azoto dal terreno sottraendolo alla coltura successiva che ne soffrirebbe.

Come unire l’azoto con 100 kg di paglia?

Ovviamente, la paglia andrà trattata prima di essere interrata. Ad esempio è possibile distribuirci sopra del materiale o delle sostanze dotate di azoto a loro volta non soggette a umificazione.

Tra le sostanze naturali più a portata troviamo il macerato d’ortica di 14 giorni (200 kg di foglie fresche lasciate macerare in 2000 litri di acqua) oppure si potrebbe mescolare alla paglia dell’erba fresca sminuzzata (400 gr).

L’utilizzo di concimi organici (stallatico, letame, compost) complicherebbe le cose poiché bisognerebbe calcolare la quantità in azoto che non sarà immagazzinata nell’humus.

Alternativamente per ricavare quel kg di azoto mancante si potrebbe usare il Fertil (8kg) che è un concime azotato a base di pellami contenente il 12% di azoto ammesso in agricoltura biologica e che non dà origine a humus.

Se si vuole interrare del legno tritato invece bisogna fare attenzione poiché l’elevato contenuto in lignina, che ha trasformazione molto lenta, richiede che anche l’azoto sia rilasciato in modo prolungato (più di quanto necessario per paglia e foglie).  È consigliabile quindi, se si usa ad esempio lo stallatico, frazionarne il quantitativo somministrandolo in momenti differenti. (primavera, estate, autunno).

Vista la difficoltà nella gestione dell’azoto per questi materiali è consigliabile non interrarli direttamente nell’orto ma piuttosto farli “digerire” nel composter così da produrre un buon concime con elevante resa in humus che si avvale dell’apporto dei resti della cucina.

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