Stanchezza del terreno: le pratiche per migliorarlo

on Novembre 6 | in Orto Biodinamico | by | with No Comments

Come migliorare il terreno dell’orto biodinamico

Durante l’anno nella stessa aiola si possono coltivare, in successione, varie specie di ortaggi, quali ad esempio aglio, fagiolino, e lattuga da taglio.

Questo “sfruttamento” piuttosto Stanchezza del Terrenointenso può causare col passare del tempo minori produzioni, maggiori attacchi parassitari a carico degli ortaggi e stentata vegetazione delle culture, fenomeno che viene definito “stanchezza del terreno”.

Anche il ripetersi nella stessa aiola di ortaggi esigenti in fatto di nutrizione , o coltivare, sempre nella stessa aiola, specie appartenenti alla stessa famiglia botanica aumenta ancora di più la stanchezza del terreno.

Per attenuare questo fenomeno, occorre concimare il terreno con sostanza organica, eseguire la rotazione delle colture e/o lasciare a riposo parte dell’orto, mettere in atto la solarizzazione del suolo e la coltivazione di piante biocide, adottare varietà resistenti-tolleranti le avversità e piante innestate.

L’importanza dell’impiego della sostanza organica

Affinché l’orto biodinamico sia ben produttivo e si verifichi una minore incidenza della stanchezza del terreno, occorre arricchire periodicamente il suolo con sostanza organica, tipo letame o compost ben maturi, in ragione di circa 3-5 kg per metro quadrato.

Nel caso in cui non sia possibile procurarsi letame o compost, si può attuare la pratica del sovescio e/o impiegare letame concentrato-essiccato oppure pollina. Questi ultimi tre metodi non hanno lo stesso effetto del letame e del compost, specialmente dal punto di vista del miglioramento fisico del suolo ma, in mancanza d’altro, è bene ricorrere al loro impiego.

La rotazione e il riposo di una parte dell’orto

Un modo semplice per limitare la stanchezza del terreno consiste nell’attuare, nelle aiole, la rotazione delle colture: questa pratica consiste nel coltivare, nelle diverse stagioni, ortaggi con esigenze nutritive differenti e appartenenti a famiglie botaniche diverse.

A questo scopo occorre organizzare l’orto con un progetto di rotazione annuo delle colture, realizzando una piantina in scala.

Nel caso il terreno sia molto stanco e cioè quando di scarse produzioni, gli ortaggi si ammalano assai facilmente, e presentano vegetazione molto stentata, è opportuno mettere a riposo, a turno e per un anno, una parte dell’orto. Bisogna quindi suddividere il terreno in tre parti uguali: tre si coltivano e la quarta si lascia riposare; in alternativa, in questa quarta parete, si può seminare trifoglio alessandrino o trifoglio pratense, che andranno poi sfalciati e interrati quando saranno in piena fioritura. I questo modo si apporta sostanza organica e azoto, migliorandone la fertilità.

Per ridurre malattie e parassiti ricorrere alla solarizzazione

La stanchezza del terreno si manifesta anche con la presenza nel suolo di malattie e parassiti animali che possono arrecare gravi danni agli ortaggi. Per ridurne l’incidenza e la presenza, occorre ricorrere alla pratica della solarizzazione che consiste nello stendere in estate su una parte delle aiuole dell’orto un telo di materiale plastico trasparente, lasciandovelo per circa due mesi: il riscaldamento del suolo che si determina creerà un ambiente ostile alla vita di molti parassiti animali e al verificarsi di molte malattie. La solarizzazione fornisce migliori risultati se si adopera un telo di 0,025- o,o30 millimetri di spessore, possibilmente di Eva. Prima di stendere il telo è necessario lavorare accuratamente il terreno e irrigarlo abbondantemente.

La coltivazione di piante biocide

Per ottenere risultati migliori, dopo aver praticato la solarizzazione vanno coltivate sulla stessa porzione di terreno piante biocide, cioè che producono a livello radicale sostanze che hanno la capacità di contenere funghi parassiti (come Rhizoctonia, Pythium, Sclerotium, Fusarium, Verticillium, ecc) o animali (come nematodi, comunemente noti con il nome di anguillule). Le piante biocide appartengono soprattutto alla famiglia delle Crucifere o Brassicacee, come senape bianca (Sinapis alba), Brassica juncea e rafato (Raphanus sativus), che vanno sfalciate e interrate quando sono in piena fioritura.

Coltivare varietà resistenti – tolleranti e piane innestate

Per attenuara gli effetti della stanchezza del terreno si può ricorrere anche alla coltivazione di varietà resistenti-tolleranti nei confronti delle avversità. Tali varietà sono reperibili in commercio. Oppure si possono produrre in proprio impiegando sementi reperibili anche dal piccolo orticoltore, sulle cui bustine sono riportate le sigle che indicano il grado di resistenza-tolleranza rispetto ad alcune avversità di origine funginea, virale o di altro tipo.

Glie effetti della stanchezza del terreno si possono attenuare anche ricorrendo alla coltivazione di piante innestate, in particolare il pomodoro, melanzana e melone. Tuttavia, pur essendo piante reperibili anche in numero limitato, spesso deludono anche il piccolo coltivatore per la qualità del prodotto che si ottiene, inconveniente dovuto alla ridotta possibilità di scelta delle varietà destinate all’orticoltore amatoriale.

Richiedi maggiori informazioni sulle pratiche per la cura dell’orto biodinamico!

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