Principi di lotta contro le malattie delle piante

on Settembre 23 | in Cura delle Piante | by | with No Comments

Tutti i principi di lotta contro le malattie delle piante

Principi di lotta contro le malattie – Considerazioni Generali

La protezione delle piante dalle malattie deve essere sempre armonizzata al contesto agronomico generale, rivolto alla produttività e al risultato economico della coltura entro i limiti richiesti dal rispetto dell’ambiente, della salute dell’uomo e degli animali.

L’applicazione di misura di lotta comporta l’aumento dei costi di produzione e va quindi ragionevolmente decisa solo quando la dannosità della malattia abbia rilevanza economica ed altri fattori non abbiano gia compromesso la produttività della coltura.

Le restrizioni sempre più pressanti delle tecniche di lotta contro le malattie sono posti dalla necessità di evitare che i mezzi impiegati provochino guasti all’ambiente ed alla salute umana. Non solo ogni misura di lotta non deve di per sé provocare danni alla pianta, ma non deve nemmeno favorire l’avvento e la gravità di altre avversità. E’ noto ad esempio che alcuni fungicidi organici di sintesi (ftalimmidi e ditiocarbammati) stimolano la moltiplicazione di acari e di altri insetti attraverso modificazioni aminoacidiche delle piante, fenomeno questo chiamato trofobiosi.

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Alchilenditiocarbammati molto attivi nella lotta a peronospore aumentano però la predisposizione alla muffa grigia o mal bianchi; i benzimidazolici favoriscono lo sviluppo di parassiti fungini ad essi non sensibili (Phythiaceae e Alternaria) perché limitano i loro antagonisti presenti come epifiti o nel terreno; alcuni diserbanti chimici favoriscono lo sviluppo di patogeni. Da qui la necessità di riunire in un unico trattamento le conoscenze di fitopatologi, entomologi e agronomi. Lo scopo della lotta contro le malattie si può riassumere nei seguenti punti:

  1. Prevenzione o profilassi
  2. Terapia
  3. Resistenza

PREVENZIONE E PROFILASSI

Si può ottenere impedendo il contatto ospite-parassita (esclusione); inattivando l’inoculo del patogeno con estirpazione o eradicazione; con la protezione della pianta che ostacoli l’attività dei patogeni.

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ESCLUSIONE

L’esclusione è il modo più efficace per contrastare le malattie infettive impedendo il contatto tra ospite e
parassita, metodo perseguibile con mezzi:

  • Legislativi (quarantena), il nome deriva dal periodo di 40 giorni durante il quale navi in arrivo sospettate di portare persone con malattie contagiose erano costrette ad evitare ogni rapporto con la terra. È l’insieme di misure dettate da leggi e decreti atti ad escludere da interi territori, organismi o materiale veicolo di parassiti assenti nei territori medesimi. La quarantena può essere considerata una interdizione di tutto un genere di prodotti vegetali o materiali da paesi o continenti isolati in cui determinati parassiti difficilmente avrebbero possibilità di accesso. Ad oggi l’Europa è considerata territorio senza frontiere fitosanitarie interne e i controlli sui vegetali prodotti avvengono direttamente sul luogo di produzione. In Italia il decreto del 18-6-1993 e le direttive in esso contenute detta il rilascio di un passaporto delle piante (contrassegno internazionale di tipo A per piante di propria produzione; contrassegno B per piante acquistate e rivendute; contrassegno GZP per piante destinate a zone protette) che ne consente la libera circolazione nella comunità europea. Le ditte produttrici devono richiedere presso il servizio fitosanitario regionale l’iscrizione nel registro dei produttori che viene concessa solo dopo la verifica della corrispondenza alla normativa delle condizioni operative del vivaio; successivamente i produttori potranno richiedere allo stesso servizio fitosanitario regionale l’autorizzazione all’uso del passaporto per i loro prodotti.

 

  • Biologici (impiego di materiale propagativo sano), per evitare che agenti di malattie indigene siano reintrodotti o che moltiplichino i loro inoculi in campi o serre esenti da queste malattie. Per far ciò sono stati attivati programmi finalizzati alla certificazione di sanità del seme o del materiale previa selezione o risanamento del materiale stesso; ciò è possibile utilizzando appositi saggi di sanità (indexing) che consiste nello stimolare la presenza del patogeno con l’isolamento su appositi substrati o su piante indicatrici particolarmente sensibili oppure con antisieri e sonde clonate. Fatto questo il materiale propagativo potrà essere certificato comprovandone la sanità dal servizio fitosanitario competente. Alcuni esempi di materiale che deve essere certificato sono: il garofano, la fragola per i gravissimi problemi virali o di malattie crittogame che così si possono prevenire (in questo caso si usa la termoterapia per ottenere materiale di moltiplicazione certificato), la vite, la lattuga tenendo sotto l’1% l’incidenza della malattia mantenendo sotto i 2 semi per milione potenzialmente infetti.

 

  • Esclusione fisica, si ottiene frapponendo barriere o distanze fra il patogeno e la pianta o la coltura. Questo tipo di lotta è molto utile contro virus trasmessi da vettori alati e diventa indispensabile quando si debbano coltivare piante per la produzione di seme o materiale propagativo virus esente come nei casi trattati di garofano, lattuga e fragola. Si può ottenere aumentando la distanza dalle zone frequentate dai patogeni o dai loro vettori, come la produzione di fagiolo in zone aride o di patata in zone di montagna; per le piante ornamentali si usa spesso la coltivazione in vaso o bancali sollevati dal terreno; anticipazioni e posticipazioni di semina.

ERADICAZIONE

Per eliminare i focolai di malattie esotiche o per ridurre gli inoculi di malattie già ricorrenti nel territorio. La distruzione dell’inoculo può richiedere la distruzione della pianta ospite o parti di essa (eradicazione vera e propria) , oppure si attua su attrezzi, materiali inerti, residui colturali, nel terreno.

  • Eliminazione delle piante malate, come per l’eradicazione della ruggine del caffè che in Florida nel 1915 ha portato a sacrificare 3 milioni di alberi infetti o presunti tali , e ripetuta dopo la recente ricomparsa nel 1984. questo tipo di eradicazione è necessaria quando le piante infette fungono da veri e propri serbatoi di patogeni. Un esempio è rappresentato dall’utilizzo del fuoco nelle zone cerealicole per eliminare i cespugli di Berberis ospite secondario di Puccinia graminis. Nel caso della lotta al carbone della canna da zucchero con la raccolta e distruzione delle piante malate presenti; o come nel caso della Phytophtora della patata con la distruzione delle parti aeree tramite dissecanti per prevenire infezioni dei tuberi. Analoga situazione quando si devono asportare con pratiche chirurgiche tessuti infetti da specie legnose con potatura e distruzione con fuoco di rami infetti; rimozione di cancri e carie da fusti e grossi rami; in attivazione di funghi corticicoli anche con uccisione dei tessuti profondi mediante torce a cherosene.

 

  • Disinfestazione del terreno agronomica e biologica, come le disinfestazioni tramite arature che espongono le radiazioni solari dirette agli strati profondi del terreno inattivano nematodi e stati quiescenti di funghi e batteri; le rotazioni colturali lasciano esposti i patogeni alla competizione con altri microrganismi ostacolandone la moltiplicazione; l’impiego di concimi modificano il PH o l’utilizzo di calciocianammide che esercita un’azione disinfettante diretta; l’anossia indotta dall’inondazione prolungata dei terreni per la coltura del riso deprime la vitalità di molti patogeni ed esalta lo sviluppo di antagonisti anaerobi, cosi come è accaduto per l’agente della malattia di Panama del banano (Fusarium oxysporum) dove la pratica della sommersione fu efficace anche contro i nematodi, molto sensibili all’anossia e contro lo Streptomyces scabies agente della scabbia polverulenta della patata.

 

  • Disinfestazione del terreno chimica e fisica, per risanare il terreno nelle coltivazioni intensive dove c’è molto accumulo di patogeni e per eliminarli da attrezzi, contenitori e ambienti di trasporto e conservazione. Disinfestazione fisica con l’impiego diretto del calore secco o come vapore surriscaldato, utilizzati nella combustione controllata (pirodiserbo) , che elimina gli inoculi presenti in superficie ma agisce poco in profondità nel terreno. Il vapore surriscaldato viene normalmente applicato tramite tubi forati immersi nel terreno sotto lenzuoli di plastica portandolo a T di 90°C con conseguente distruzione della maggior parte dei microrganismi antagonisti e non, contribuendo alla condizione di vuoto biologico che favorisce la diffusione di patogeni senza incontrare nessun ostacolo; per questo questa pratica è considerata antiecologica per la facile diffusione anche di microrganismi ammonificanti e nitrosanti che favoriscono l’accumulo di ammoniaca e di nitriti. Oltretutto l’ammoniaca può essere fitotossica e i nitriti hanno effetti deleteri sulla salute umana, per non parlare dell’accumulo di Mn2 + causato dall’elevata temperatura su terreni acidi fino a livelli pericolosamente fitotossici. Meglio quindi optare per la solarizzazione o pacciamatura riscaldante mediante fogli di polietilene trasparenti su terreni preventivamente livellati e bagnati, cosa che aumenta la conduttività termica del terreno e sensibilizza le forme quiescenti dei patogeni e delle infestanti, il tutto da utilizzare nel mese più caldo dell’anno. Questa pratica risulta efficace contro Verticillium, Fusarium, Pyrenochaeta, Sclerotinia, Pythium. Disinfestazione chimica, più economica di quella fisica con l’impiego di biocidi ad azione totale, molto volatili e molto tossici per l’uomo e sono chiamati volgarmente fumiganti per la loro caratteristica di diffondersi in forma gassosa. Il bromometano è il più tossico dei fumiganti consentiti in Italia ed il più attivo anche a basse temperature del terreno, penetra anche a 50 cm di profondità trasformandosi in bromuro inorganico non più tossico. Il Dazomet insieme al metam-sodio possono essere applicati anche dagli stessi agricoltori per interramento in forma granulare. Questa disinfestazione viene utilizzata per la lotta a malattie vascolari, marciumi basali e nematodi.

PROTEZIONE
È una delle strategie di lotta preventiva come l’esclusione e l’eradicazione; si attua creando sulle piante delle barriere chimiche o biologiche:

  • Condizionamento ambientale, modificando la temperatura, l’umidità, la composizione chimica del suolo tutto per sfavorire i patogeni; intervenendo in pieno campo sul tipo di irrigazione, per scorrimento anziché per aspersione, e sulla sua frequenza, migliorando così il drenaggio. Orientando le file nel senso della direzione dei venti prevalenti; riducendo la densità di semina; modificando la forma delle piante arboree; ombreggiando, ecc.

 

  • Protezione chimica, che si distinguono in base alla natura del patogeno da combattere; si distinguono quindi fungicidi, battericidi, nematocidi e toticidi. Il divieto di impiego degli antibiotici in Italia (streptomicina, kasugamicina, ossitetraciclina, novobiocina) ad eccezione fatta dei rameici tra i battericidi (ossichinolina, dithianon, acido oxolinico, ipoclorito di sodio per la disinfezione dei semi) porta ad uno studio più approfondito dei fungicidi indicati anche come anticrittogamici e fanno parte della grande famiglia degli antiparassitari.

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