Piante Indicatrici Infestanti

Le piante indicatrici della fertilità del suolo

on Luglio 13 | in Cura delle Piante | by | with No Comments

Comprendere il ruolo della vegetazione spontanea e delle erbe infestanti di Paolo Pistis

L’agricoltura biodinamica sostiene che ogni erba abbia la sua ragione di vita nell’esistenza terrestre. Anche le malerbe e le infestanti sono vegetali che crescono lì dove noi non vorremmo, ma che spesso sono erbe medicinali e terapeutiche, non solo per l’uomo, ma anche per la terra stessa. Le infestanti sono, quasi sempre, il sintomo che qualcosa nel suolo non va: sono piante indicatrici. La risposta spesso è nel terreno stesso, infatti nei pressi delle più comuni infestanti il terreno è più soffice, strutturato, profumato e vi sono i lombrichi, fonte di fertilità, “è come se le infestanti volessero porre rimedio a qualche squilibrio”.

La terra ed il suolo in agricoltura biodinamica sono considerati un vero organismo vivente, per due ragioni ben precise:

  1. il ritmo caratteristico di ogni organismo vivente (inspirazione, espirazione, ecc)
  2. la capacità di rispondere alle sollecitazioni, la capacità di reagire ai cambiamenti esterni che è ciò che garantisce la sopravvivenza degli esseri viventi. Il suolo, se sollecitato in una direzione o nell’altra, genera dei cambiamenti per quanto riguarda il tipo di flora.

Si può quindi affermare che la crescita delle erbe spontanee (malerbe, infestanti) sia un “linguaggio vivente” delle condizioni del suolo: esse hanno lo scopo di risanare il terreno e di portare il suolo ad un equilibrio vitale.

Le erbe:

  • aiutano al consolidamento del terreno
  • aiutano ad aumentare la struttura del suolo
  • aiutano ad arieggiare il terreno
  • distolgono alcuni parassiti dalle colture e aiutano molti insetti utili
  • mantengono l’umidità
  • favoriscono la formazione di essudati a favore dei microrganismi del suolo
  • rallentano il dilavamento delle sostanze
  • contribuiscono al mantenimento dei lombrichi e di altri organismi
  • sono in grado di metabolizzare le sostanze inquinanti (fitorimediazione)
  • mantengono presenti molti insetti pronubi ed utili alle impollinazioni delle colture
  • le erbe infestanti poco temibili fanno concorrenza alle specie di infestanti più difficili da eliminare

Tuttavia la presenza di erbe infestanti nei pressi delle colture crea competizione idrica ed alimentare a causa della sottrazione di molti elementi nutritivi, specie se le erbe riescono a montare a seme, impoverendo il suolo. Il mondo vegetale è quindi espressione di una vitalità interna del terreno nonché dell’ambiente circostante. I suoi strumenti sono: terra, acqua, luce e calore.

Le aree coltivate

Il terreno agricolo è l’incontro di due presenze importanti: l’ambiente e l’uomo, ed entrambi possono intervenire nel regolare o alterare la crescita delle erbe spontanee:

  1. l’ambiente è caratterizzato da base geologica, esposizione, clima, microclima, precipitazioni atmosferiche ecc.
  2. l’uomo influisce con le lavorazioni meccaniche, le semine, i diserbi chimici (non ammessi in agricoltura biologica e biodinamica), le concimazioni, le mancate attitudini professionali, ecc.

Le chiavi di lettura della copertura vegetale per comprendere lo stato del suolo sono:

  1. il grado di copertura vegetale del suolo: il suolo può presentare aree non coperte sia per poca vitalità (roccia, altitudine o altro) oppure anche per eccesso di vitalità (ristagni, marcescenze, fermentazioni o altro). È indicatrice dello stato complessivo del suolo.
  2. la prevalenza di cotiledoni o monocotiledoni (le monocotiledoni sono delle graminacee più riproduttive). È indicatrice dell’evoluzione del suolo
  3. la legge di prevalenza di una o più specie: la prevalenza di una o più specie ha un significato indicativo
  4. la velocità del ciclo delle erbe: indica le condizioni degli elementi presenti nell’ambiente, non solo del suolo, in particolare il calore e la luce
  5. la dimensione (crescita rigogliosa o stentata): indica il contenuto di elementi nutrienti minerali solubili nel suolo.
  6. l’osservazione della metamorfosi secondaria che indica le forze eteriche complessive (es: la forma delle foglie di tarassaco)
  7. lo spessore e il grado di ramificazione delle radici, indicatore dell’azione del silicio e del calcare
  8. l’epoca di germinazione e di crescita, evoluzione delle erbe nel corso dei mesi e degli anni che è indicatore di come gli elementi agiscano nel ritmo stagionale
  9. il colore: (verde chiaro o scuro) poiché indica il rapporto tra le sostanze terrestri e la luce solare cosmica

La natura però dà valori relativi e non assoluti, pertanto si creano fattori di tendenza ma mai valori assoluti e ogni osservazione va valutata nel proprio contesto.
Non si tratta di fare una cronologia o una catalogazione, ma bensì di cogliere il gesto, le relazioni, i nessi tra pianta e terreno. Le piante infatti sono adattabili e soggette a variabilità.

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Comprendere la vegetazione aiuta chi lavora la terra ad agire nel modo giusto

Una specie vegetale può essere indicatrice di uno o più fattori, ad esempio il Chenopodio bianco può essere segno di un terreno strutturato, ma anche di un eccesso di azoto e, al tempo stesso, segno di errate pratiche agronomiche come un mancato controllo della montata a seme.

Le piante indicatrici dell’ambiente (alcuni esempi):

  • microclima: partiamo dal basso, i funghi, i licheni, le alghe, il muschio, gli equiseti
  • base minerale: le piante calcicole e quelle acidofile
  • piante dei suoli poveri di nutrienti: (graminacee) bromus erectus, festuca spp; (dicotilidoni) salvia pratensis, inula viscosa, sanguisorba minor, ononis spinosa e altre
  • piante dei suoli ricchi di nutrienti: amaranto, stellaria media, lamio porureo, gallium aparine e altre

Le piante indicatrici delle azioni umane:

È naturale che se si tratta di orto, seminativo, pascolo o frutteto si creano automaticamente delle selezioni ed è comprensibile che, dove vi siano molte lavorazioni del terreno, lì vengano favorite le erbe a ciclo annuale oppure quelle pluriennali, ma specie che però si riproducono per rizoma o bulbo, mentre nei suoli non lavorati si selezionano anche piante biennali e, nel caso dei frutteti, quelle erbe resistenti al calpestio.

  • lavorazioni del suolo inappropriate: “caos del suolo” esempio della lavorazione del suolo con terreno bagnato, Camomilla Matricaria; con terreno troppo raffinato, soffice permeabile ed umido: germinazione di quasi tutte le erbe presenti, in particolare lolium perenne, poa, a seguire veronica, fumaria officinalis, lamio rosso, myosotis campestris (non ti scordar di me)
  • ristagno idrico su terreni non lavorati (inerbimenti e pascoli): Ranunculus repens (crescione selvatico), menta campestre, tussilago farfara, equiseto
  • terreni umidi e compatti in superficie, tendenti a perdere l’azoto con facilità: Echinocloa Crus-Galli (Giavone)
  • piante del compattamento: per esempio il Plantago Major oppure il Plantago Lanceolata, Taraxacum Officinale
  • errori di lavorazione: Vilucchio convolvulud, cirsium arense, gramigna ed altre erbe rizomatose
  • danni da diserbo chimico: si crea una forzata selezione biologica a favore delle piante pioniere come graminacee, composite (asteriacee), ad esempio nel mais: sorgo halepense abutilon theophrasti (Censio molle) agropyrum repens
  • danni da diserbo su vigneti: in viticoltura invece si crea danno all’eterico del suolo, a riparare questo danno interviene la parietaria diffusa
  • danni da compost di origine animale non maturo: chenopodium album e altre
  • irrigazioni maldestre: portulaca e altre
  • rotazioni inadeguate e monocoltura: a seguito di determinati squilibri si crea un “vuoto biologico” poiché molte erbe si controllano fra di loro con particolari essudati radicali, a colmare questo vuoto compare la Cuscuta oppure l’orobanche
  • terreni molto strutturati: centocchio (stellaria media), euforbia, Portulaca oleracea, Solanum Nigrum, Ortica Urens, Mecurialis Annua, Veronica Persicaria, è evidente che bisogna valutare la vigoria e lo sviluppo
  • danni da irraggiamento cosmico: la foto induzione e il lampo di luce aumentano la percentuale di germinazione
  • terreni ricchi di azoto: lamio (varie specie), chenopodium bianco, gallium apparine, amarantus, senecio vulgaris, urtica dioca, veronica persicaria
  • momenti cosmici favorevoli e svantaggiosi: aumentano la percentuale di germinazione
  • dissesto entomologico: la mancanza di api ed insetti impollinatori favorisce la presenza delle graminacee e di quelle piante ad impollinazione anemofila a scapito delle dicotiledoni e di piante meno riproduttive
  • specie sinantropiche: specie che seguono l’uomo nelle sue attività come ortica dioca, parietaia e chelidonium
Piante Indicatrici - Gramigna

Gramigna

Alcune piante prese come esempio

Equisetum arvense
L’equiseto arvense o coda cavallina è una pianta con il 90% di silicio. La troviamo in quei terreni dove vi siano ristagni di acqua in profondità e il suo scopo è quello di portare con le sue lunghe radici l’ossigeno e la luce in profondità. Basterà provvedere con le dovute lavorazioni e togliere l’acqua in eccesso, con drenaggi, livellatore ecc. e la sua presenza verrà meno.

Cynodon dactylon
La gramigna non ha bisogno di presentazioni, cresce ovunque, anche sull’asfalto; è una pianta risanatrice di terreni poveri di humus e di sostanza organica, spesso è l’incuria a propagarla specialmente se, anziché estirparla, viene macinata e tagliuzzata nel terreno. Solo un’adeguata vitalità ed attente operazioni argonomiche possono fermarla.

Convolvus arvensis
Il convolvo o vilucchio con le sue belle campanelle si avviluppa sulle piante coltivate soffocandole, predomina nei terreni dove vengono eseguite lavorazioni sbagliate: fresature ad esempio. È la mancanza di struttura del terreno a richiamarlo e si presenta in quei terreni che hanno bisogno di essere lavorati spesso ed in profondità con attrezzature adeguate.

Portulaca oleracea
L’erba porcellana è una pianta grassa che tra l’altro è commestibile. Cresce in virtù di cattive irrigazioni e di forti sbalzi idrici, la natura l’ha creata per tenere l’umidità in superficie. Va controllata quando è molto piccola con mezzi meccanici: si evita che germinino i semi lavorando in superficie il terreno dopo forti piogge. Porta molto acido ossalico al terreno, il quale aiuta la liberazione di molti elementi nel suolo.

Cirsium arvense
Lo stoppione è un vero flagello dell’orto e del seminativo. Cresce dove vi siano dei compattamenti a media profondità, dove il terreno viene lavorato poco e dove non siano state asportate le radici con adeguata cura; richiede interventi tempestivi e mirati. Porta nel suolo luce e silicio. È una gioia per le api e le richiama da molto lontano.

Matricaria camomilla
La camomilla, che tutti conosciamo, è risanatrice ad ampio spettro. Cresce sui terreni compatti in superficie, specie su quelli che vengono lavorati e calpestati quando la terra è bagnata. La sua azione è estremamente risanante perché evita il propagarsi di funghi nocivi nel terreno e sulle piante circostanti. È favorita quando si lavora il terreno bagnato nelle ore molto soleggiate.

Sorghum halepense
La sorghetta o sorgo selvatico, è una infestante difficile da eliminare, ma facile da evitare. Cresce generalmente nei terreni che anticamente erano paludi, su terreni di riporto o su terreni uccisi dal diserbo chimico. È la mancanza di humus e di ossigeno, abbinata a forti piogge, che ne favorisce la crescita. Serve per filtrare e depurare i terreni. Quando compare allo stadio di plantula è il momento per il “controllo facile”; quando invece diventa grande, bisogna estirparla ed esporla al sole. Migliora il suolo per apporti notevoli di cellulosa e carbonio, ma lo impoverisce di altri elementi nutritivi.

Taraxacum officinale
Il tarassaco non è da considerarsi come una infestante per l’orto, ma semmai per il giardino o per gli inerbimenti nei frutteti che a volte ne sono copiosi. Cresce dove il prato è costipato, ha un’azione rigenerante su tutto il prato, come drenante, equilibratore idrico, ossigenante evita i marciumi radicali delle piante vicine. Se non piace la sua presenza, si può attuare l’arieggiatura superficiale del prato che, se ben fatta, può limitarne la crescita.

Piani di risanamento del suolo

  1. anamnesi del soggetto, ovvero storia del suolo: ambiente, lavorazioni, colture, rotazioni, ecc
  2. diagnosi della situazione, osservazione ed individuazione delle cause di squilibrio
  3. trerpia: piano di interventi mirati, ossia sovesci specifici, modificazione delle tecnologie agronomiche, distribuzione dei preparati biodinamici per riportare un nuovo ordine
  4. posologia: ritmo degli interventi biodinamici a favore della vitalità e del riequilibrio

La formazione di organismi viventi biodinamici permette un maggiore rientro di un eventuale squilibrio. Le leguminose: sono il “segno di una tregua e di una grazia ricevuta” sono indice di una buona fertilità del suolo (ad esempio: trifolim, veccia villosa).

Le meta da raggiungere (segni di una buona fertilità del suolo):

  1. massima biodiversità
  2. massimo sviluppo (dimensione)

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