COME SI CREA UN ORTO BIO

on Novembre 19 | in Consulenza Giadinaggio, Orto Biodinamico | by | with No Comments

 Terreno coltivato in maniera statica e con lavorazioni chimiche da trasformare in orto

Se si ha a disposizione un terreno da sempre coltivato con mais e nel quale è sempre stato fatto uso di sostanze chimiche a sostegno della produzione è possibile, grazie a una serie di lavorazioni, convertirlo ad orto.

Per prima cosa bisogna osservare attentamente il terreno e rigenerarlo in modo da ricreare una struttura adeguata: sarà necessario far sì che il terreno torni fertile, con zolle piccole e mobili e con un numero adeguato e ben distribuito di pori che consentano all’aria e all’acqua di diffondersi in modo equilibrato.

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Se la situazione della struttura del terreno non apparisse ottimale è possibile ristabilire l’equilibrio effettuando alcune lavorazioni come il decompattamento e lasciando lavorare gli organismi presenti nel terreno come i lombrichi, i microrganismi e le radici stesse dell’erba.  La “prova della vanga” è incisiva per capire la strada da intraprendere nel percorso di rigenerazione del terreno: se si riscontra la presenza di zone compatte con suola di lavorazione (una zona impermeabile che si trova in profondità della zona di lavorazione con l’aratro) sarà necessario intervenire.

Si proseguirà quindi devitalizzando la flora e sminuzzando il terreno superficiale con la trinciatura. A questo punto sarà necessario agire sulle zone compatte, sia superficiali che sulla zolla più profonda, ed eseguire una ripuntatura sul terreno non eccessivamente umido e possibilmente verso la fine dell’estate.

Con l’inizio dell’autunno si provvederà a seminare del sovescio che, con l’azione dell’apparato radicale delle piante, contribuirà a sminuzzare il terreno e in particolare la suola.  Per far ciò si freserà il suolo, la cui suola di lavorazione sarà sufficientemente ripuntata da non risigillarsi e si seminerà il sovescio.

Con l’arrivo di maggio e della fioritura l’erbaio sarà tagliato e successivamente interrato cercando, se possibile, di utilizzare attrezzi che non compattino il terreno.

Il terreno sarà quindi pronto per ospitare gli ortaggi che verranno seminati o trapiantati e coltivati senza necessità di concimare il terreno.

Il sovescio dà notevoli risultati nel procedimento di rigenerazione della fertilità del suolo poiché grazie al lavoro delle radici rigenera la struttura del terreno e inoltre tramite questo metodo si apportano i principi nutritivi nel terreno sottostante. Grazie all’interramento delle piante del sovescio si produce humus il quale permette un aumento della presenza di vita nel terreno (che come si è detto favorisce il mantenimento della fertilità del suolo).

Terreno in pessime condizioni.

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Se il terreno si presentasse invece in pessime condizioni di fertilità sotto ogni aspetto (fisico, biologico e chimico) una soluzione è rappresentata dalle leguminose e dalle graminacee foraggere poliennali: queste specie infatti contribuiscono notevolmente alla rigenerazione del terreno il quale, con la loro presenza, si arricchisce di organismi terricoli. Sarà necessario lasciar agire le piante nel terreno per circa un anno e mezzo (solitamente sono molto produttive nei primi due anni di vita), passato questo periodo di tempo potremo creare il nostro orto e produrre ortaggi. Queste piante producono una grande quantità di radici che portano vitalità nel terreno e migliorano la sua struttura con più evidenza rispetto al sovescio di qualche mese soltanto e ci sarà un’ancora maggiore presenza di organismi terricoli attorno alle radici che degraderanno anche eventuali residui di sostanze chimiche accumulate con le colture precedenti.

Il periodo di semina dell’erbaio di leguminose e graminacee è inizio autunno o fine inverno al Nord e a inizio autunno al Centro-Sud.

Le operazioni di preparazione del terreno per la coltivazione di ortaggi sono da effettuarsi nel periodo da aprile a giugno con le stesse modalità del sovescio, se però gli sfalci saranno stati utilizzati per produrre fieno e quindi non interrati sarà necessario concimare il terreno.

Se c’è urgenza nel seminare l’orto e non vi è quindi il tempo di rigenerare il terreno con il sovescio sarà opportuno tentare di decompattarlo con la ripuntatura nel caso di ampie superfici o con l’aiuto di una forca se l’appezzamento è di piccole dimensioni. Se non fosse possibile eseguire nemmeno queste lavorazioni si procederà preparando aiole rialzate sopraelevate utilizzando terreno di riporto e creando così uno strato di terra con buona struttura che accolga le radici degli ortaggi. Si interverrà poi concimandolo con l’utilizzo di concimi organici di origine naturale prima di iniziare a seminare o trapiantare.

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Sarà possibile anche dividere l’orto in parcelle differenti in base al periodo di raccolta (primaverile/estiva e autunno/invernale) così che nella parcella a raccolta autunnale sarà possibile seminare a fine inverno un sovescio primaverile che verrà sminuzzato e interrato e fine primavera.

– Interessante è anche il ricorso all’analisi del terreno: raccogliendo dei campioni di terra e portandoli ad analizzare è possibile, grazie all’aiuto di un esperto, avere molte informazioni sulla composizione e lo stato di salute del fondo.

Trasformazione di una zona delineata del giardino in orto

Nel caso in cui invece si volesse trasformare una parte del giardino in orto sarà necessario innanzitutto delineare la parcella e coprire il terreno con un telo nero ben aderente al suolo (con le estremità ben ancorate) così che la luce non arrivi all’erba sottostante e la vegetazione quindi pian piano muoia. Passati 3-4 mesi sarà possibile rimuovere il telo, verificando sempre che le piante siano devitalizzate e seccate.

 Il terreno probabilmente si presenterà già parzialmente mosso grazie all’azione degli organismi terricoli. Con l’uso di una forca si verificherà il grado di compattezza del suolo che, se si presenta duro, sarà da lavorare con la forca.

La vegetazione disseccata va estirpata e si può poi procedere con la concimazione del terreno a base di concimi naturali e in seguito alla realizzazione dell’orto nel giardino.

 Posizione ideale dell’orto

Per decidere dove posizionare l’orto bisogna individuare le zone che ricevono più luce e per il maggiore numero di ore: le piante hanno infatti bisogno del sole e se posizionate in zone umide tendono a sviluppare con maggiore facilità patologie come funghi e batteri. Non sempre è possibile però collocare l’orto in posizioni ottimali pertanto bisognerà osservare in che modo i raggi solari sono ostacolati da alberi, siepi e abitazioni circostanti. Tanta più luce riceveranno, tanto più gli ortaggi si svilupperanno.

Il fattore luce è essenziale per gli ortaggi che si raccolgono durante l’inverno e che nel periodo estivo devono ricevere quanta più luce possibile prima del freddo; gli ortaggi estivi invece subiscono conseguenze minori nel caso in cui non riescano a ricevere la luce per qualche ora durante il giorno, in quanto le giornate sono comunque più lunghe.

Quello che conta sono le ore di luce in cui l’intensità è adeguata alla fotosintesi. Bisogna porre attenzione all’orientamento delle piante, se infatti gli ortaggi venissero disposti a righe orientate est-ovest sarebbe necessario pensare anche alla crescita delle piante e che queste non si facciano ombra l’un l’altra. È consigliabile pertanto l’orientamento Nord-Sud che consente di mettere tutte le piante nella stessa condizione.

Un’altra conseguenza dell’errato posizionamento dell’orto è anche il deposito dell’acqua sulla vegetazione dopo le irrigazioni o della rugiada notturna che non riesce ad evaporare. Le foglie in questo modo restano perennemente umide e questo facilita le infezioni da funghi e batteri.

Le colture più semplici da coltivare

Se si è alla prima esperienza con l’orto sarà bene cominciare coltivando specie di facile lavorazione. Inoltre sarà meglio coltivare un numero limitato di ortaggi ma con successo, aumentando ogni anno di più le varietà presenti.

Si potrebbero quindi coltivare le specie pronte per la raccolta in tempi brevi; quelle che richiedono meno cure; che non sono soggette a attacchi parassitari virulenti e infine quelle sulle quali è più facile controllare le malerbe.

Sono di facile coltivazione la lattuga, la barbabietola da orto, la bieta da coste, la cicoria, il cavolo cappuccio, il cavolo rapa e il finocchio. Con queste specie si può inoltre intervenire con la pacciamatura rendendo ancora più semplice la gestione delle malerbe.

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